lunedì 28 dicembre 2009

Cremazione

Quello che finisce ha il profumo di un giorno che aspetta la pioggia. E’ una sensazione inebriante e dolorosa, perché sai che qualcosa ti lascerà per sempre, e già non ne senti la mancanza.
Quello che finisce non ricorda ciò che è stato, diventa qualcosa di più complesso, articolato dalla tua mente, ma mosso dal tuo animo per evolversi ancora una volta. E’ un’opera d’arte, quello che finisce, plasmata dalle tue debolezze che ingenuamente credono di essere le tue forze più grandi.
Quello che finisce non ha nome, non ha volto. E’ l’insieme dei tuoi ricordi più difficili, che attraverso le tue azioni ti hanno esposto, ti hanno aiutato a comprendere ed ora ti lasciano, perché sanno di non servirti più.
Quello che finisce è una parte di noi, ormai estranea a noi, ma collegata all’animo da un filo sottile, che segue il tuo essere spinto dal vento, ondeggiando dietro di te come un peso irrilevante a memoria di ciò che sei stato.

giovedì 10 dicembre 2009

Back to Me, Back to Gothic...

martedì 1 dicembre 2009

L'esilio

Ti scrivo, o Mia dolcissima, da questo luogo perduto in cui mi trovo ora, mandato ad espiar la mia scomoda esistenza dall'essenza stessa dell'Essere che mi ha generato.
Sono io, uno tra i tanti che egli possiede; spirito nello spirito nato dai tormenti di cui l'uomo in cui esisto sa nutrirsi, ossessionato egli dalla volontà di avere quanto gli è proibito, per lasciarlo andare appena il desiderio nella conquista muore. Si, sono io; colui che nei tuoi occhi, attraverso le tue parole e la tua eterea presenza altissima ha trovato nutrimento nel corso del tempo, colui che incatenato ha bramato di uscire allo scoperto per colpire, per avvelenare, per controllare; colui che non ha saputo indulgere nella debolezza tua, nel tuo bisogno di semplice appiglio nel triste momento in cui comprensibilmente ti sei esposta senza difese.
Ed il controllo ho preso, dell'uomo che conosci. Dei suoi sentimenti nascosti io il più forte ero, capace di destabilizzare il suo amore più autentico, capace di discutere il suo stesso destino e la sua più radicale ragione di esistere. Sono io, il più potente dei veleni, di cui convinto egli era di aver comando e di cui alla fine, invero egli s'è visto costretto a sopprimere.
Solo ora sento che il mio scopo è raggiunto. Perché nel male che ho diffuso, tanti dubbi sono certo di aver corroso e rimosso. Triste confesso la mia strumentale esistenza, perché bramarti, ed averti, per me invece è stato il più alto scopo nel mio agire.
Ma tu diversa sei, o Mia dolcissima. Perché tra i tanti tormenti dell'anima di cui sono figlio, tu l'unica sei a rimanere ancora serenamente sua; nata un tempo come un'amicizia da cui io come un abominio crebbi, rinasci infine nella stessa profonda amicizia, più forte ora perché libera dalla mia influenza che tanto umilia l'uomo che tu hai visto impazzire davanti ai tuoi occhi. Lascio lui libero di volerti quel bene che non corrompe una carezza più di quanto un abbraccio possa fare; è questo il mio conforto ultimo, che mi vorrà rinchiuso in queste mura ammutolito, ma appagato nel saperti ancora presente nelle sue giornate, così che la tua voce possa nell'eco raggiungermi fino a queste profondità massime.

Sono queste le ultime parole che di me udirai, Mia Dolcissima. Una porta mi ha chiuso dentro a questa cella per non farmi più tornare nella sua testa, nella sua bocca e nel suo sguardo, con solo un sogno ancora da vivere come ultimo desiderio. Ai margini estremi del suo cuore io sconto la pena, lieto di aver rischiato quanto mi era possibile rischiare per sapere quanto puoi essere straordinaria.