mercoledì 27 febbraio 2008

Leggendario Paladino

"Trascorre lento il tempo, l’ultimo respiro di una vita gloriosa infine sopraggiunge. Lungo, interminabile come l’agonia stessa del dolore.
Bruciante la ferita irradia calore fiammeggiante, mentre il sangue sulla pelle assume la divina consistenza dell’acqua. Le mani portano la spada al petto. L’epilogo che tanto si era sperato di meritare. L’odore del cuoio che avvolge l’impugnatura. Le proprie dita stringono su di essa.

Si spezza l’aria nei polmoni; il corpo diviene polvere in un fragore assordante, mentre la coscienza di esistere permane. Non ha più peso; si libra. Non vede, non sente. Percepisce.
L’esistenza si accende nella luce, il reale si neutralizza sulle sfumature del bianco. L’anima spoglia i ricordi dalle futilità, sottraendoli alla mente. Ciò che fu vissuto diviene pura emozione, incapace di sbiadire. Sboccia il desiderio di piangere in eterno. Ma non di lacrime si bagna il suolo, è l’anima stessa che collassando diviene parte di esso.

Le terre di Naileen si dissolvono. I sensi esplodono nel firmamento con violenza indomabile. L'anima diviene errante, purificata trova la propria identità immortale. Il cammino del Bianco Trapasso si rivela, trasformando per sempre colui che ha protetto l'innocenza fino alla fine dei suoi giorni.
A Therom succede Muriel, il nuovo Dio delle Nascite."


Da: La genesi di un Dio
Biblioteca delle Arti Arcane
Fortezza Accademica Riversio, Regno di Arghemal

martedì 26 febbraio 2008

Fine di un Raccolto

Eh…
Sembra che questo sia veramente un periodo nero. Scrivere mi risulta dannatamente difficoltoso. La riluttanza avvelena la creatività, ogni passo compiuto nelle attività di pensiero sembra pesante, trascinato debolmente in una strada che non soddisfa l’interesse intellettuale.
E poi c’è San Remo, stasera colonna sonora dei miei pensieri. Prepotente vuole farsi ammirare. Squarcia le pareti di casa con arroganza, sicuro del suo irresistibile, italico fascino tradizionalista.
Grande Pippo. Pippo Baudo con i capelli tinti. Pippo Baudo ingrassato che sembra proprio in forma come nell’Ottantasei, quando cacciavano Grillo da Fantastico e dalla Rai perché diceva che i Socialisti rubavano.
Oggi invece c'è Chiambretti. Lo smoking abbinato alle scarpe da tennis e capelli di plastica che mi ricordano tanto quelli del Ken. Sempre pronto ad annichilire il mio senso dell'umorismo con le sue battute brillanti.

Ma tu guarda cosa mi metto a scrivere...
Abbandonare gli svaghi coltivati fuori casa danneggia la qualità del tempo trascorso dentro di essa. Anche la lucidità creativa in questo caso viene corrotta, limitando la capacità di esprimerla. Se proprio di Arte vogliamo parlare.
Non credo che vi siano eccezioni, dubito che qualcuno sappia stimolare il proprio Io senza un’attività esule dal dovere sociale o dalla ricerca intellettiva personale.
E’ importante quindi rimettersi in marcia, sulle tracce di interessi ormai impazienti di essere sfogati, capaci di spegnere la Mente e di rincuorare l’Anima.
E poi il lavoro. C’è chi ci pensa tutto il giorno, anche di notte.

“Ghèto visto? Ghèto fatto?”

E' doveroso citare questa massima dialettale. Esplica quel dinamismo professionale finalizzato a compiere i propri doveri con feroce entusiasmo. Anche la Morte può aspettare; prima vengono i clienti. Prima viene il PIL.

Arte, Divino ed Occulto nutrono i miei avidi sensi giorno dopo giorno, stimolando una fantasia desiderosa di manifestarsi. Le porte che conducono alla mia mente però, stasera danno la precedenza alle sciocchezze. Venivano da Destra, guarda caso.

Invocando l’Arcangelo.

giovedì 21 febbraio 2008

Se fosse facile

Avvicino la mano al possente muso allungato. Sul dorso nasale i miei polpastrelli mi suggeriscono la durezza del cranio, ingentilito da quel lieve, tirato manto di pelo corto, brillante nelle sue tonalità di marrone e bianco. Scivolo fino al naso. Scuro e morbidissimo. Mi da sempre un senso di sconcertante dolcezza. Lui increspa la narice strofinandola sulla mia mano, di me si prende gioco, finalmente sereno dopo un’ora di intenso lavoro.
Come non sorridergli?
Lentamente avvicino il viso alla sua mascella squadrata. Le mie labbra la sfiorano mentre inspiro l’intenso odore della sua pelle. Si lascia descrivere? Selvaggio? Non riesco a dissociarlo dal pungente ma rotondo aroma del cuoio lavorato. Si riassume nel concetto di “secchezza polverosa”, dipingendosi poi in un desertico paesaggio di pietra e legno.

Dimmi, che creatura sei? Quale tipo di sangue irrora le tue vene?
Potresti non cingermi la spalla tra collo e testa, privandomi di quell’affetto capace di richiamare ogni mia lacrima di commozione. Eppure ancora saprei che dinnanzi a te mi dovrei prostrare, idolatrando anche la tua sola esistenza.

Ti ho ammirato, chiamato Amico ed infine Fratello.
Sono stato il tuo Cavaliere, ed ora è della mia partenza che tu sei ben conscio più di quanto io stesso lo sia. Ma non sai perché. Ed è di un tuo possibile errore che ti rammarichi.
Come puoi pensarlo? Hai accettato con dignità la cessione della tua Campionessa, accogliendo me con giustificata diffidenza, senza però escludermi dai tuoi interessi. Hai sopportato il peso della mia travagliata Anima, lasciando che nel nostro lavoro trovasse redenzione. Abbiamo vissuto momenti di grande analisi reciproca, con frammenti di gloriosa ed entusiasmante collaborazione. Su di te i miei punti deboli sono divenuti noti, impietoso mi hai spinto ad affrontarli senza però mai cedermi al suolo, per quante crisi io stessi affrontando. E tante sono state!

No, Faradux. Tu sei la reincarnazione di uno spirito sacro. Sei il custode divino dalla marziale grazia, di benevolo sguardo il puro esempio.
Come posso dire che ti amo, dal momento che ho scelto di affidarti ad uno sconosciuto? Per quanto io possa garantirmi la tua vicinanza a me, delle tue cure io non sarò più il responsabile. Come posso tollerarlo? Perché ho compiuto questa scelta?

La disciplina su cui insieme abbiamo imparato a conoscerci mi sta privando dell’entusiasmo di te. Eppure su di essa si basa il tuo addestramento. Poi c’è il mio lavoro e tante riflessioni sul mio futuro…
Quante balle, amico mio. Muoio mentendo a me stesso senza riuscire a scorgere la verità. Una lama mi trafigge il cuore avvelenando la fermezza della mia scelta, mentre nell’archetipo della giustizia, ingenuamente cerco ancora soluzioni.

venerdì 15 febbraio 2008

Pit Stop

E' un momento difficile.
Il lavoro mi impegna, com'é giusto che sia. Se non fosse per questa stanchezza perenne... Che si sia affezionata alla mia controversa e dannata personalità?

Mi sto crogiolando nei miei pensieri mentre l'ufficio è praticamente deserto. Una quiete prima della tempesta che non mi stancherò mai di assaporare. Mi figuro un artista di teatro. Teso allo spasmo dall'emozione, mentre domina sul palcoscenico l'oscurità. Il sipario poi si apre; vieni a me, ispirativa realtà severa ma benevola.
Amo il mio lavoro; mi fa sentire "diversamente vivo".

Auspico la resurrezione del mio notebook, povera, paziente cavia dei miei esperimenti tra Windows XP e Windows Vista.

Ma quali esperimenti? Con Windows?

Scrib Scrib...
"Prossima spesa: Mac Book"

giovedì 7 febbraio 2008

Aspettando l'Alba

E’ in corso una decisiva transizione, nella mia vita. Volevo tacere in queste pagine prima della sua conclusione; ma come tutte le cose importanti, sembra che ne avrò ancora per un po’. Cambiare abitudini costa sempre caro, a volte non solo a te stesso.
Quello che conta è che l’obbiettivo porti nuovo vigore, maggiore coscienza personale e tanta voglia di percorrere strade inesplorate.

lunedì 4 febbraio 2008

Il più grande Dono

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Dell’Aurora i tuoi occhi hanno il colore
Linea sinuosa come i petali di un fiore
Infiammati essi sono nel gioioso sorriso
Che ogni sfregio di lacrima mi toglie dal viso

La mano richiama gentile movenza
Dell’animo tuo eterea innocenza
Difendi l’orgoglio con immenso coraggio
Tu Unico Amore, del Sole un suo raggio

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Alla Solare Cacciatrice; sette anni ci sono voluti perché riuscissi a scriverti qualcosa in via "ufficiale". Ora mancherebbe un ritratto, ma per il momento la rete mi suggerisce un disegno che sembra rispecchiarti alla perfezione...

venerdì 1 febbraio 2008

Rimpianto

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Buffo compagno dal nome ignoto
Giungi stasera nel tuo bianco silenzio
Nelle tue grazie io da tempo remoto
Assaporo il dolore come fosse assenzio

Lungi da me un dannoso appiglio
Ad un ricordo assopito ma mai esiliato
Vivo ritorna di labbra vermiglio
Che prezioso sussurro hanno esalato

Sul giorno seguente la mia Vita comprenda
Che di nuova gioia il mio cuore si estenda
Affinché più tenace essa infine sia stante
Non più ostacolata da memoria arrogante

Buffo compagno chiamato Rimpianto
Stasera fedele a questo lento canto
Anima pura divieni nascente
Libera l’uomo piega la Mente

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Pubblico finalmente la prima poesia dell’anno. Dimentico sempre quanto difficile sia per me comporre dei versi in rima. L’importante è non arrendersi…
Il tema del Rimpianto è una costante della mia vita, ritengo che se contemplato con il giusto distacco aiuti a poggiare i passi futuri con più saggezza.