martedì 18 novembre 2008

Venticinque metri (backup)

Di ceramica azzurro pallido si colora il grande riquadro d'acqua. Tra una lezione e l'altra ha placato il suo moto, lasciandosi contemplare in tutta la sua rilassante, piatta bellezza. Già prima, come sempre, lascio che sia anche il suo movimento ad ipnotizzare le mie ansie. Tra milioni di bracciate sincrone essa cavalca il mio sguardo, rubandomi la mia stessa identità.

E' piacevolmente tiepida lungo la gamba. Ti lasci andare, scoprendola fredda e pungente nell'addome. Infine ti lanci nel suo vuoto, dove solo dei tuoi muscoli senti i ritmati impulsi. Essa ti avvolge, si concede generosa, affettuosa a chi con la furia o con la calma la destreggia. Non fa distinzioni, lei, a patto che non la si tema. E' infatti nel principiante coscienzioso che essa predilige impartire le sue lezioni. Come la più feroce delle belve matrone, essa guida i suoi cuccioli sulla sua cristallina superficie. Punisce impietosa ogni violento, meccanico, mentale approccio, piegando nella fatica coloro che ingenuamente esigono di domarla. Nel corpo umano, soprattutto adulto, essa fa riscoprire l'indagine personale; illustra la quiete, il rilassamento, la calma interiore. Nel controllo e nello sforzo pulito ci sussurra le meccaniche dell'Universo stesso, diventando il Tutto incontrollabile in cui ognuno di noi è centro e fulcro, onda e spostamento.

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